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Massimo Arrigoni
9 Marzo 2017
Tempo di lettura: 11 min.

Controllo Deliverability: miglioriamo la consapevolezza e l’impiego dell’autenticazione delle email

Sei davvero chi dici di essere? Non posso verificarlo. Quindi sposto la tua email nella cartella spam.

Ecco cosa succede a molte campagne email. Questo è uno dei metodi con cui i fornitori di servizi Internet come Google, Microsoft, AOL, Yahoo! e molti altri cercano di proteggere i propri utenti da messaggi indesiderati o potenzialmente dannosi, eseguendo un’analisi approfondita per identificare il mittente dei messaggi e agendo in base alle informazioni in loro possesso.

Tra tentativi di phishing, truffe e spam, questo metodo di azione è pienamente giustificato.

Tuttavia, i marketer che hanno creato queste campagne sono spesso inconsapevoli di ciò che accade realmente nella casella di posta dei loro clienti. Riescono a vedere solamente che i risultati sono al di sotto delle aspettative. Vengono a sapere di messaggi mai ricevuti. E molte domande che si pongono rimangono senza risposta. Che cosa è successo?

L’autenticazione delle email: un mistero per la maggior parte dei marketer

“Che cosa è successo?” non è semplice da spiegare: l’autenticazione delle email è ancora un mistero per molti marketer. Email authentication? Record SPF? Firme DKIM? DMARC?

Come dar loro torto? Stiamo parlando di dettagli tecnici difficili da digerire per chi non si occupa quotidianamente di email.

Eppure, i risultati del loro lavoro in ambito marketing dipendono fortemente da queste configurazioni dallo strano nome. L’autenticazione delle email sta diventando sempre più importante. Si tratta infatti del principale processo messo in atto dai riceventi (ovvero i sistemi che ricevono la nostra posta elettronica, come Gmail) per identificare il mittente. Un’operazione fondamentale.

È talmente importante che molti fornitori di servizi Internet adesso nascondono le email per le quali non sono in grado di identificare il mittente, oppure “ritoccano” l’interfaccia utente per penalizzare i messaggi con autenticazione non impostata correttamente. In questo modo avvertono i destinatari che qualcosa non quadra e, di conseguenza, influenzano negativamente i tassi di apertura e di clic dei messaggi.

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Rendiamo visibile e spieghiamo lo stato di autenticazione email

MailUp, come qualsiasi fornitore di servizi di posta elettronica responsabile, ha sempre promosso le best practice per l’email marketing e incoraggiato i clienti ad adottare i meccanismi di autenticazione standard del settore. Ma abbiamo capito, in particolare per quanto riguarda l’autenticazione delle email, che promuovere e incoraggiare non è esattamente come fornire agli utenti gli strumenti giusti per comprendere e agire.

Pertanto, negli ultimi mesi ci siamo concentrati su un ulteriore sviluppo del nostro prodotto, allo scopo di:

  1. Fornire ai nostri clienti un metodo semplice per utilizzare il dominio del proprio brand (lo stesso visualizzato nel campo del mittente) per il processo di autenticazione, al posto dei nostri “domini di servizio” (che ovviamente sono già conformi agli standard).
  2. Evidenziare eventuali problemi di autenticazione.
  3. Presentarli visivamente.
  4. Spiegare le operazioni da eseguire per risolverli.
  5. Istruire automaticamente il nostro motore di invio all’utilizzo del dominio del brand dove necessario (firma DKIM, 5321.MailFrom, ecc.), se i problemi sono stati risolti.

L’obiettivo finale è quello di portare il maggior numero possibile di clienti MailUp al cosiddetto “allineamento” del mittente (“identifier alignment”). E’ uno stato in cui l’indirizzo email che il destinatario vede nel campo mittente della casella di posta è allineato con il dominio usato per autenticare le email, non sempre visibile all’utente (anche se i provider stanno cercando di mettere a disposizione dei loro utenti in maniera semplice queste informazioni “tecniche”). Gli esperti sanno che si tratta di un concetto fondamentale per il sistema DMARC e per l’ottimizzazione del tasso di recapito in generale.

Dovevamo solo gettare le basi e colmare il divario con i clienti avviando un dialogo sul nostro prodotto che fosse per loro più accessibile.

Il risultato è una nuova funzionalità che abbiamo chiamato Controllo Deliverability.

L’obiettivo di Controllo Deliverability: diagnosticare lo stato di autenticazione email

Ogni volta che un nuovo sender (ovvero l’indirizzo email nel campo mittente) viene inserito nel sistema, MailUp chiede prima di tutto all’utente di verificare l’effettiva proprietà di tale indirizzo.

Una volta che l’indirizzo è stato verificato, il sistema esegue una serie di controlli e mostra i risultati per tre fattori base dell’autenticazione dell’email: SPF, DKIM e DMARC. Per ciascuno di essi, MailUp mostra:

  • Lo stato attuale
  • Eventuali criticità da risolvere
  • Eventuali aspetti da migliorare
  • Come migliorarli

Se non vengono rilevati problemi, tutti i test sono di colore verde. Facendo clic sulla voce Informazioni sui test, viene fornita una spiegazione semplice sul significato di questi test. I test vengono ripetuti ogni giorno, e possono essere eseguiti anche su richiesta, in modo che i risultati siano sempre attuali.

Quando vengono rilevati aspetti da migliorare, lo stato è di colore giallo e il link Come correggerlo dà accesso a una spiegazione non tecnica di ciò che bisogna fare. Ad esempio, nello screenshot in basso l’utente fa clic sul link in corrispondenza dell’avviso giallo DKIM.

Se il problema è critico, l’avviso è di colore rosso, e le istruzioni fornite danno indicazioni su cosa fare e come. Ad esempio, nello screenshot in basso, gli utenti vengono avvisati del fatto che utilizzare un’email @libero.it come mittente non è una buona idea.

Agli utenti viene inoltre spiegata la differenza tra utilizzare e non utilizzare l’autenticazione fornita di default da MailUp. Anche in questo caso, vengono informati in modo semplice di ciò che significa creare una relazione tra il loro indirizzo email visualizzato nel campo mittente e l’infrastruttura di invio MailUp. Viene chiarificato, inoltre, in che modo tale relazione venga instaurata a seconda che la funzione di controllo sia attiva o meno.

La reazione dei nostri clienti a Controllo Deliverability

Siamo soddisfatti dell’andamento del progetto. Sappiamo che Controllo Deliverability non è la soluzione tutti i problemi di autenticazione delle email, ma resta comunque un ottimo punto di partenza.

Tutti i nostri clienti hanno ora compreso il significato di autenticazione email e ne hanno pieno controllo? No. Abbiamo anzi notato, non inaspettatamente, che anche con strumenti di supporto a livello visivo e istruzioni scritte nel modo più semplice possibile, molti di loro hanno avuto comunque bisogno di assistenza, oppure continuavano a chiedersi perché dovevano fare quanto suggerito.

Per noi va bene così.

È stato l’input per avviare un dialogo sull’autenticazione email mai avuto prima. Ha portato a una maggiore consapevolezza, in passato praticamente assente. Ci ha dato l’opportunità di sottolineare ancora una volta l’importanza di aderire agli standard email e alle best practice.

Se questo è il prezzo da pagare, siamo felici di farlo.

Riteniamo che Controllo Deliverability e i servizi a esso relativi siano un passo in avanti nella giusta direzione. Continueremo a investire in questo settore, perché siamo convinti che porterà a migliori tassi di recapito complessivi per i nostri clienti, contribuendo in questo modo alla salute dell’ecosistema email.

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Massimo Arrigoni

Come Chief Product Officer, passo i miei giorni (e le mie notti) a pensare a nuovi strumenti che rendano più efficiente il lavoro di chi fa marketing. Progetti come beefree.io sono il mio modo di interpretare la vision di MailUp, di ottenere feedback dalla community e di portare vera innovazione nei prodotti.

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