Spammer vince causa contro blacklist

20 Ottobre 2020

 La società americana e360 finita nella blacklist di Spamhaus, uno dei punti di riferimento nella lotta allo spam. La e360 ha fatto causa a Spamhaus dicendo che la blacklist ha danneggiato la sua attività (circa la metà dei 6,6 miliardi di email è stata bloccata dai sistemi antispam che si appoggiavano alla blacklist di Spamhaus), arrivando a chiedere 30 milioni di dollari come risarcimento.
Una vicenda paradossale: nonostante tra gli indirizzi email che hanno ricevuto lo spam c’erano numerose spam trap oltre che gli stessi indirizzi dei responsabili di Spamhaus, il processo è stato vinto, in appello, dallo spammer. Spamhaus infatti non ha partecipato perchè non ritenuto utile essendo fuori giurisdizione. Spamhaus è una società no-profit inglese. Per questo motivo lo spammer alla fine ha vinto, nonostante un avvocato americano avesse preso di sua iniziativa e pro-bono le difese di Spamhaus. Il giudice ha imposto un risarcimento di 27 mila dollari, che peraltro Spamhaus ha già dichiarato che non pagherà (giustamente aggiungo).

Il processo arrivato alla corte federale è durato diversi anni, durante i quali nel frattempo la e360 è fallita, oltre che essere condannata per spam nel corso di un differente processo che questa volta nato da una causa di Comcast (importante ISP americano).

Quando vedremo anche gli ISP (internet service provider) italiani muoversi con un po’ più di decisione contro gli spammer nostrani? Ad oggi alcuni sembrano non avere un Abuse Desk, altri non rispettano neppure lo standard RFC (che rappresenta le regole basilari di internet) non avendo la casella “postmaster” attiva.
Nessuno oltretutto ha attivato programmi di Feedback Loop o pubblicato delle sezioni informative per i Postmaster.

Anche la normativa soffre ancora di molti limiti: la definizione della parola “spam” degli ISP (e anche di gran parte degli utenti) cioè messaggi non sollecitati inviati in modo massivo non corrisponde sempre alla definizione di “spam”, quindi vietato, dalle normative. Solo con una armonizzazione internazionale delle regole e una reale volontà di collaborazione degli ISP si potrà veramente riuscire a rendere lo spam un po’ più faticoso, rischioso e quindi meno redditizio.

Fonte: http://arstechnica.com/tech-policy/news/2010/06/accused-spammer-demands-135m-from-spamhaus-gets-27002.ars?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=rss

Questo articolo è stato scritto da

Nazzareno Gorni

Nazzareno Gorni

Laureato al Politecnico di Milano, ho iniziato l'attività professionale in una società di consulenza nel settore Marketing, ICT e CRM. Dopo cinque anni, insieme ad altri soci, ho fondato MailUp di cui oggi ricopro la carica di CEO. Sono inoltre docente a contratto presso l'Università IULM. Sono co-autore con l'avv. Maglio di "E-mail Marketing" (ed. Hoepli), "Fare business con Facebook - Email Marketing" (ed. Sole24Ore) e "Email Marketing 2.0" (ed. Hoepli).

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