
Se non è spam, cos’è?
Cattive notizie dal fronte dell’email marketing, a cui per fortuna corrispondono buone soluzioni. Secondo il report trimestrale Email Intelligence pubblicato da Return Path, il fenomeno delle email legittime classificate come spam non solo è nascosto ma, ancor peggio, sottovalutato.
Spesso il tasso di recapito non riceve l’attenzione che meriterebbe all’interno di una campagna di comunicazione. Chi progetta e pianifica un invio, dovrebbe sempre aver presente lo scenario peggiore cui potrebbe andare incontro: un’email che non arriva, non è letta e non genera ROI.
Il mancato recapito nella casella inbox vanifica di fatto ogni strategia e ogni azione tattica di email marketing. Ecco perché è importante monitorarlo e operare affinché la reputazione dei server sia sempre ottima.
I dati pubblicati dall’autorevole fonte Return Path evidenziano, suddivisi per Paese e settore, i tassi di recapito e di apertura delle email, stimolando una riflessione sul reale coinvolgimento dei destinatari.
Tra i risultati più interessanti, figurano:
- Il record delle newsletter come gruppo più numeroso di comunicazioni che raggiungono la casella di posta degli utenti (29%). La percentuale è vicina a quella delle email definite “conversational”, ovvero personali.
- La conferma di un trend di decrescita del tasso di recapito negli ultimi 10 anni
- Il primato dell’Europa come area a più alto tasso di recapito (84%).
- La maggiore probabilità delle email finanziarie di “perdersi” o essere bloccate. Al contrario, le email provenienti dal settore retail o di tipo gaming hanno le maggiori possibilità di raggiungere la casella inbox.
- Il 70% di email classificate dai destinatari come spam sono in realtà newsletter, offerte o notifiche legittime.
Come fare per assicurare alle nostre email non solo il recapito nella casella giusta, ma anche l’apertura da parte del destinatario?
Chi già usa il software per newsletter MailUp conosce gli accorgimenti per migliorare la reputazione e gli strumenti per aumentare la deliverability come, per esempio, la possibilità di verificare i requisiti di un’email attraverso lo spam check, la verifica email analysis, la gestione automatica degli errori e l’utilizzo di server e IP esclusi da ogni black-list anti-spamming. In più, il servizio offerto da Return Path Certification permette lo sblocco automatico delle immagini sui principali ISP come Hotmail e Yahoo, evitando quindi la classificazione spam.
Se alcuni dati sono allarmanti, le conclusioni cui giunge l’autorevole studio sono rassicuranti: gli utenti dimostrano di apprezzare newsletter commerciali e continuano a iscriversi a servizi di informazione periodica. Dalla loro, i professionisti dell’email marketing hanno a disposizione strumenti di email intelligence per raggiungere performance e tassi di conversione sempre migliori.
Una delle questioni più importanti resta la consapevolezza di chi invia. Quanti conoscono davvero il tasso di recapito delle proprie comunicazioni? Voi lo conoscete?