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Maria Giulia Ganassini
7 Giugno 2016
Tempo di lettura: 5 min.

Parole spam nell’oggetto dell’email: ha ancora senso evitarle?

Esistono poche cose al mondo circondate da così tante regole di do’s and don’ts quanto l’oggetto dei messaggi email. Quali parole inserire, quali evitare, quale lunghezza scegliere, quanti simboli inserire, punteggiatura sì o no? Tutti, prima o poi, ci siamo confrontati con tali riflessioni. Come MailUp, una delle domande che sentiamo rivolgerci più spesso durante seminari e workshop è proprio questa: quali sono le parole spam italiane da evitare per non cadere nella posta indesiderata? Esistono regole infallibili per evitare l’etichetta di spam?

Email deliverability: un gioco di squadra

La risposta è più articolata di quanto ci si possa aspettare. Di fatto, oggi i fattori che incidono sulla deliverability di un messaggio vanno ben al di là del tipo di wording scelto per l’oggetto. È sicuramente importante tenere a mente alcune regole auree in proposito che tra poco analizzeremo, ma occorre sempre ricordare che il tasso di delivery è frutto di un gioco di squadra tra diversi elementi.

Al giorno d’oggi i grossi provider, che da soli gestiscono più dell’80% del volume totale del traffico email, non ragionano sulle singole parole ma su altri indicatori di reputazione dei domini utilizzati o di determinati “fingerprint” dei messaggi, tra cui i principali sono i seguenti:

  • Mittente
  • Oggetto
  • Contenuto del messaggio
  • Reputazione del dominio di provenienza
  • Frequenza dei messaggi
  • Presenza del mittente nella rubrica indirizzi

Cosa vuol dire questo in concreto? Significa che in linea di massima un solo indicatore non è sufficiente, da solo, a garantire o impedire il recapito di un messaggio. Un esempio: il principale software antispam , SpamAssassin, assegna un determinato punteggio a ciascun elemento che percepisce come rischioso (le numeriche sono visibili qui, suddivise in base al punto dell’email in cui sono individuate): il messaggio rischierà di finire nella posta indesiderata del destinatario quando la somma dei punteggi sia superiore a una determinata soglia (tipicamente 5.0). Un’unica parola a rischio spam nell’oggetto, quindi, può risultare assolutamente innocua in assenza di altri indicatori in soglia di pericolo.

In concreto, alcune combinazioni che meglio spiegano il concetto:

  1. Oggetto perfetto, ma bassa reputazione del dominio di provenienza = alto rischio spam
  2. Messaggio contenente un’immagine con poche righe di testo (anche di contenuto lecito e innocuo) = alto rischio spam
  3. Mittente aggiunto alla rubrica del destinatario = ottimo tasso di delivery, anche in caso vengano violate le altre buone norme
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L’importanza dell’oggetto

ll’interno dell’insieme di elementi che concorrono a determinare il successo di un messaggio email, l’oggetto mantiene comunque una posizione di prominenza. Esso parla infatti sia all’essere umano che al sistema informatico. Con il primo instaura un rapporto di tipo emotivo/informativo: la qualità del subject determina in gran parte la probabilità che il destinatario apra o meno il messaggio. Al sistema informatico, invece, l’oggetto dà indicazioni riguardo all’attendibilità e alla qualità del messaggio. Questa evidenza integra il dato numerico dato da un tasso di apertura più o meno alto, riverberandosi sulla reputazione del sender e in ultima analisi agevolando o ostacolando la consegna del messaggio nella casella email del destinatario.

In questo post avevamo analizzato le best practice da seguire per creare un oggetto efficace: lunghezza, personalizzazione, presenza di campi dinamici, uso dei simboli e altro ancora, sia per invogliare l’utente al clic sia per ottimizzare il tasso di recapito. Queste indicazioni vanno prese come linee guida statistiche: come non ci stancheremo mai di ripetere, la chiave del successo per ciascun business sta nel testare, testare, testare. Ciò che funziona per altri, non è detto che funzioni per te. E viceversa.

Le parole spam da evitare nell’oggetto

Date tutte queste premesse, dovrebbe ora risultare evidente come le parole a rischio spam vadano sì conosciute, ma debbano essere integrate in un’ottica più ampia di attenzione ai criteri di deliverability. Queste le regole auree che vale sempre la pena seguire nella stesura dell’oggetto:

  1. Evitare di scrivere in maiuscolo
  2. Evitare punti esclamativi e portare al minimo la punteggiatura in generale
  3. Evitare simboli di valute e troppi numeri

La letteratura mette in guardia contro l’utilizzo di termini come:

  1. Indicatori di offerta: Gratis, Offerta, Promozione, Regalo, Prestito, etc
  2. Indicatori di urgenza: Tempo limitato, Affrettati, etc
  3. Call to action legate a ordini/denaro: Chiedi un preventivo, Compra ora, Ordina adesso, etc
  4. Teaser: Non crederai ai tuoi occhi, Il segreto che nessuno vuole rivelare, etc

Ma quanto valgono queste limitazioni al giorno d’oggi? Poco, in entrambe le direzioni. Così come l’inserimento di parole pericolose non condanna automaticamente a finire in posta indesiderata, così un oggetto composto secondo le migliori linee guide non è sufficiente a garantire il recapito. Per comprendere questo meccanismo basta andare a guardare i messaggi finiti nella posta indesiderata del proprio account email. Sono davvero tutti infarciti di maiuscole ed offerte? Quello che segue è uno screenshot di come appare la cartella Spam del mio account Gmail. Alcuni subject non rispondono affatto all’identikit dello “spammoso” a cui siamo abituati a fare attenzione: segno che il provider sa riconoscere, dietro un oggetto apparentemente innocuo, altri segnali di potenziale spam.

Le evidenze non finiscono qui. Alcuni studi interessanti dimostrano come in diversi settori i subject contenenti elementi ad alto rischio spam (come il termine Free o intere parole in maiuscolo) presentino, alla prova dei fatti, tassi di recapiti sostanzialmente identici alle mail con oggetto “pulito”. La riprova che le regole valgono finché non conviene romperle.

Fonte: Return Path

In breve

Curare la qualità dell’oggetto del messaggio è un passo fondamentale per migliorare la delivery rate dei messaggi, ma non è l’unico. L’approccio corretto è di tipo “olistico” e non dimentica nessuno degli elementi presi in considerazione dai provider per stabilire se il messaggio è spam oppure no. MailUp ti offre tutti gli strumenti necessari per migliorare il tasso di recapito delle tue campagne email e raggiungere la casella dei destinatari:

  •  Indirizzi IP certificati e inseriti nelle più autorevoli whitelist internazionali
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Maria Giulia Ganassini

Creo contenuti che raccontino l'email marketing e le sue strategie in modo semplice, utile e interessante per tutti, da chi è alle prime armi agli esperti. L'obiettivo è svelare il mondo complesso e articolato che si cela dietro ogni bottone "invia". Credo negli orizzonti aperti e nella curiosità costante.

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