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Andrea Serventi
13 Dicembre 2017
Tempo di lettura: 6 min.

Content marketing vs content caos: 3 consigli per generare engagement

Visual storytelling, guest blogging e 5 tool con cui affinare la strategia di contenuto, lavorando su content creation, pianificazione, curation e diffusione.

Lo chiamano content caos, ed è quell’ingorgo di contenuti creati dai brand con l’obiettivo di catturare l’attenzione delle persone e spingere alla conversione.

In questo contesto, una strategia di content marketing non è più concepibile come mera somma di canali – sito, blog, presenza sui social, calendario di newsletter e così via –, ma come un vero e proprio campo di ricerca, entro cui è necessario aggiornare competenze, strumenti e supporti per dare al brand esposizione e saper coinvolgere gli utenti.

Abbiamo allora identificato alcuni punti fondamentali che potrebbero aiutare la tua strategia a emergere dal content caos, approfittando dell’occasione per offrirti uno sconto del 10% sul corso Content Marketing di Ninja Academy: un percorso di apprendimento per affinare la strategia di contenuto, lavorando su content creation, pianificazione e curation

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1. Le diverse declinazioni del Visual Storytelling

I video come traino dell’engagement

Con l’aumentare della diffusione dei video online diventerà sempre più difficile catturare l’attenzione delle persone semplicemente presidiando i canali, “essendoci”; i contenuti dovranno diventare sempre più distintivi, capaci di coinvolgere o di essere di utilità.

Secondo un report di Cisco entro il 2019 il video costituirà l’80% del traffico internet. Che si tratti di video live, realtà immersiva a 360 gradi o cartoni animati una cosa è certa: i contenuti video sono un’occasione da non perdere.

Da immagini statiche a contenuti animati

Non solo video. Per dinamizzare le immagini esistono formati differenti che hanno un potenziale di engagement che in molti brand ancora faticano ad esplorare. Parliamo di GIF animateimmagini dinamiche e timer.

L’elemento dinamico sta prendendo il sopravvento sull’immagine statica, nei social network come sulle homepage dei siti web, fino alle email. In poche parole, è necessario adattarsi a un mutamento nella fruizione dell’utente, che sempre più predilige l’elemento dinamico.  Ce lo dice l’emergere di contenuti come Timelapse e Boomerang di Instagram, Live e 360° di Facebook.

Inizia a sperimentarli, inserendo elementi in grado di infondere vita ai messaggi, come GIF animate, countdown e immagini dinamiche. Nel nostro ultimo ebook trovi una guida completa alle animazioni, tra best practice, errori da non commettere e linee guida per integrare i diversi formati nell’email, ottimizzandone la visualizzazione.

Fai real time visual storytelling

Inutile dire come le modalità di comunicazione sui social network stiano influenzando anche gli altri canali, quelli più tradizionali. Ecco perché l’approccio real time tipico di un utente social andrebbe pienamente adottato anche dai brand. Avere contenuti in tempo reale è ormai la prassi, e le persone si aspettano la stessa immediatezza dai brand.

In un tempo in cui tutti hanno con sé lo smartphone, è necessario che il brand pubblichi le foto più velocemente di chiunque altro, in modo da incentivare la sua condivisione e dominare una trending conversation.

Se a volte una fotografia scattata con lo smartphone può bastare, è bene essere avvalersi di professionisti per i momenti chiave del tuo brand, così da offrire un punto di vista privilegiato rispetto agli altri spettatori, in modo che le immagini e i video ufficiali siano di qualità superiore rispetto a quelli prodotti dai fan.

2. Guest blogging

Il contributo dei tuoi collaboratori interni su siti e blog esterni può essere enorme. Quello che è certo è che la tua azienda vanta esperti in specifici campi, con un bagaglio di esperienzereputazione e competenze spendibili su web e social. Perché allora non incentivarli con contenuti di qualità a contribuire su canali media esterni a quelli aziendali?

A parlarci della bontà del guest blogging è il Content Marketing Institute: lo scorso anno ha rilevato che la maggior parte del loro traffico proveniva proprio dai guest post. Cosa significa tradotto in numeri? Il 58% di lead e il 73% delle entrate provenienti dalla strategia di marketing.

Poter vantare di collaboratori – di cui altre persone si fidano e a cui chiedono consigli sul settore – aiuta a posizionare anche il brand, soprattutto presso fasce di utenti che sarebbero difficili da raggiungere solo attraverso i contenuti dei canali ufficiali. Ecco allora alcuni consigli di guest blogging. I contenuti firmati dagli esperti e leader della tua azienda dovrebbero essere:

  • non autoreferenziali. L’autoreferenzialità è il peggior nemico della maggior parte delle strategie di Content Marketing: nulla allontana di più di un approccio che parte dal presupposto per cui chi sta parlando ha in serbo un’offerta straordinaria, la migliore sulla piazza, possiede le migliori competenze ecc ecc.
  • Altamente formativi: proprio perché lo scopo è educare, informare e divulgare è importante che i contenuti siano curati in ogni dettaglio, che apportino un reale ed effettivo beneficio al fruitore. Scrivere tanto per scrivere, producendo contenuti che, una volta aperti, si rivelino vacui e inutili non serve a nulla.
  • Selezionati con cura, in linea con la tua audience (reale e potenziale): è fondamentale scegliere il canale giusto. Non puntare alla quantità, ma piuttosto alla qualità.
  • Scritti dalle persone giuste: sembrerà banale, ma non è detto che tutti possano essere la persona adatta per fare guest blogging. È importante che, oltre all’esperienza e alle competenze, il collaboratore che scriverà i post abbia doti comunicative e di scrittura.
  • Divulgati internamente, con feedback e suggerimenti soprattutto da parte del Sales team. Una volta pubblicati, possono inoltre diventare un ottimo strumento, proprio per chi si occupa delle vendite, da utilizzare in una strategia di Social Selling con prospect e lead. Potrebbero inoltre innescare un circolo virtuoso di dialogo e scambio di voci.

3. 5 tool di supporto alle attività di content

Alcuni li conoscerete già, altri sarà la prima volta di cui sentite parlare. Sono cinque diversi tool per supportare agenzie e aziende nelle attività di content marketing, siano esse pensate per attività di comunicazione interna che esterna.

Smarp

Il primo si allaccia al guest blogging di cui ti parlavamo poco sopra. Si tratta di un’applicazione molto utile per quei progetti che mirano a coinvolgere maggiormente i dipendenti di un’azienda. Uno strumento che permette di lavorare sull’employee advocacy, cioè stimolare i dipendenti a generare conversazioni e interesse sui propri canali social attorno a specifici temi, come fossero dei veri influencer.

L’utilizzo dell’applicazione è molto semplice: una volta creato l’account è possibile mostrare i contenuti che si intende veicolare direttamente nel feed del team, in modo da renderli visibili a tutti. Per condividere il contenuto sulle piattaforme social a ogni dipendente basterà collegarle ai singoli profili creati su Smarp.

Non potevano mancare l’elemento di gamification (competere fra colleghi raccogliendo punti da convertire in denaro da destinare in beneficienza) e quello di analytics, per ottenere insight sul livello di coinvolgimento e performance.

Anders Pink

È un’app pensata per gestire e condividere in modo efficace i contenuti legati a ogni argomento.

Una volta collegato l’account Twitter all’app è possibile selezionare gli argomenti di interesse: verranno visualizzati i migliori contenuti che compaiono sul web rispetto ai temi selezionati. Nella ricerca vengono selezionate moltissime fonti, pertanto saranno mostrati articoli rilevanti provenienti anche da blog o piccoli siti.

Inoreader

Si tratta di un’altra app per scoprire, condividere e leggere il meglio che viene pubblicato sul web. Non si limita a essere un altro RSS reader, ma è una vera e propria community di content curation.

Vuoi essere sempre aggiornato sulle notizie di attualità, sui viaggi o su tutto ciò che riguarda il mondo del marketing? Ti basterà selezionare nella dashboard queste sezioni, e avrai accesso a una grande mole di informazioni e articoli correlati a quegli argomenti.

Tutti i contenuti sono poi facilmente condivisibili sui social media, con la possibilità di archiviare per un tempo illimitato tutti i contenuti ricercati e tenere sotto controllo tutta l’attività.

Buffer for business

Una piattaforma di social media management che permette di programmare i contenuti sulle diverse piattaforme . Nello specifico Buffer for business consente di ampliare la squadra di lavoro, dato che è possibile loggare fino a 25 account, che potranno essere aggiunti nella sezione “Team members”.

È possibile anche assegnare un livello a ogni membro della squadra, optare per la funzione “Approval required” che permette ai membri del team solo di suggerire i contenuti da veicolare, oppure la funzione “Full posting access” che li rende autonomi e in grado di programmare i post anche a nome di altri. La versione Business permette poi l’accesso agli analitycs.

Triberr

Triberr è una vera e propria tribù, all’interno della quale sarà possibile trovare altri blogger, discutere con loro e sostenersi a vicenda nella condivisione dei rispettivi contenuti. Al momento sembra essere il miglior strumento di blogging.

Con Triberr è possibile programmare automaticamente i contenuti che si desidera pubblicare sui diversi account social: sarà sufficiente configurare le impostazioni inviando i contenuti dei blog a specifiche tribù create o collegate, per poi assegnare gli account social per condividere i contenuti di ognuna.

A ogni pubblicazione di un nuovo post sul blog, apparirà nella tribù e i membri della stessa potranno condividere il contenuto direttamente attraverso la loro dashboard. Un’azione che stimola la condivisione reciproca e dunque la possibilità di costruire una relazione tra i membri della community, da cui possono beneficiare tutti.

A lezione di Content Marketing

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  • Ideare i contenuti più adatti a raggiungere gli obiettivi di business della tua azienda
  • Pianificare Content Strategy a 360 gradi
  • Adottare strumenti di lavoro che facilitano i flussi, il coordinamento e la creatività editoriale
  • Analizzare le Buyer Personas alle quali indirizzare i contenuti più adatti
  • Costruire un’ecosistema di contenuti per rafforzare le campagne di comunicazione
  • Migliorare l’efficacia dei testi di marketing.
Questo articolo è sponsorizzato da Ninja Academy
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Andrea Serventi

Sono nato nel 1986 a Milano, dove mi sono laureato in lettere moderne e ho iniziato a scrivere di tante cose per quotidiani online, magazine e notiziari tivù. Convertito al marketing e al mondo digital, sono content editor di MailUp: leggo, ascolto, raccolgo spunti e scrivo, per raccontare cos'è l'email marketing e come renderlo strategico.

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