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Andrea Serventi
22 Maggio 2018
Tempo di lettura: 4 min.

Le emoji nelle email: modi d’uso e best practice per inserirle nell’oggetto

Dalle emoji per brandizzare a quelle evocative. Scopriamo il potenziale di questi piccoli quanto efficaci elementi grafici, in grado di donare espressività e immediatezza alle campagne.

Poche cose come le emoji simboleggiano le esigenze comunicative dei nostri giorni: il ruolo centrale delle immagini (a cui la scrittura è subordinata) e il bisogno di immediatezza, di essere espressivi nel modo più veloce possibile.Per capire il grado di rilevanza delle emoji oggi, basti sapere che:

Le emoji imperversano, sono entrate nella nostra espressione scritta, tra chat, social e email.Proprio su quest’ultimo canale ci concentreremo oggi, vedendo i modi con cui i brand possono arricchire l’oggetto delle proprie comunicazioni con faccine, disegni e stilizzazioni di ogni tipo. Ma facciamo prima un passo indietro, per vedere come e da dove nascono le emoji.

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Emoji: breve (incerto) profilo storico

La paternità è ancora dibattuta: c’è chi la riconduce a Shigetaka Kurita, chi a Nicolas Loufrani, chi a Scott E. Fahlman, il quale però – a essere precisi – introdusse nel 1982 gli emoticon 🙂 nei programmi di messaggistica. Le emoji sono invece l’evoluzione grafica delle emoticon.Partiamo da lontano: è il 1971 quando Franklin Loufrani brevettò il primo smiley ultilizzandolo nel giornale France Soir per contrassegnare le notizie positive. Più di 20 anni dopo, nel 1997, il figlio di Franklin, Nicolas Loufranidigitalizzò lo smiley del padre.Poi fecero la loro comparsa nei cellulari, grazie a una partnership tra la Loufrani e Alcatel. Arriviamo al 2001, con la pubblicazione del Dizionario Ufficiale Smiley, che nel giro di poco abbracciò 887 smiley divisi per categoria: stravaganze, bandiere, umori, sport e così via.Da qui in poi fu una continua ascesa: tornando all’Email Marketing, Jess Nelson di Email Marketing Daily ha calcolato che l’uso di emoji nelle email è aumentato del 775% su base annua.

I vantaggi delle emoji nell’oggetto 📧 + 🙂 = ⚡

Le emoji nelle email permettono di esprimere il contenuto dell’oggetto in modo rapidoimmediato e con un maggior grado di espressività. Oltre a essere un’arma in più per migliorare l’engagement con i destinatari, secondo uno studio condotto da Experian il 56% dei brand che hanno utilizzato le emoji nell’oggetto di campagne promozionali ha riscontrato un aumento delle aperture uniche.

Emoji da copiare ✂ e incollare 📋

Ecco una lista di siti da cui attingere per le tue emoji:

⚠Prima di inviare: verifica la compatibilità

Abbiamo visto che l’assortimento di emoji da cui attingere è ormai vastissimo. Questo non significa che non esistano aspetti tecnici su cui soffermarsi. Parliamo della compatibilità delle emoji sui diversi dispositivi mobile e i client di posta elettronica.Se non si verifica la compatibilità alcuni destinatari potrebbero vedere questo ▢ o semplicemente la parola “emoji” al posto dei disegni stilizzati. Non il migliore dei risultati. Appoggiandoci a un test effettuato da Campaign Monitor, vediamo i diversi dispositivi/client e il relativo grado di compatibilità

Scopriamo che il supporto delle emoji è quasi universale, a eccezione di Outlook 2003. Si pongono a metà strada i dispositivi Outlook.com e iOS, che rimpiazzano alcune faccine con la parola “emoji” o con piccoli segni grafici sostitutivi. Piccola avvertenza per Gmail: il client di posta di Google visualizza le emoji diversamente nella posta in arrivo e dopo che l’email è stata aperta. Questo perché la visualizzazione della posta in arrivo utilizza la versione Android dell’emoji, mentre la vista dell’email aperta utilizza lo stile emoji di Google. Assicurati di conseguenza che il “sentimento” dell’emoji venga ben espresso in entrambe le versioni.

I 4 modi di usare le emoji nell’oggetto

1. L’emoji iconica per brandizzare l’oggetto

Partiamo dall’utilizzo più raro. Potrebbe essere quello più semplice, ma si rivela come il più sofisticato. Consiste nel selezionare una emoji ed eleggerla a segno grafico distintivo di tutti gli invii. Un ottimo esempio è quello di On, brand di scarpe da corsa noto per la sua linea Cloud. On inserisce in apertura di tutte le email l’emoji della nuvola ☁, sorta di estensione naturale del marchio.

La nuvoletta ha l’indubbio vantaggio di rendere le email del brand facilmente individuabili nella inbox dei destinatari. Lo stesso fa Death to Stock, uniformando tutti gli oggetti delle email inserendo un teschio.

Si tratta di un uso fortemente iconico, che dà bene l’idea di come le emoji possano essere molto più che piccole decorazioni. Tra nuvole minacciose e ossa umane, non saranno le emoji più allegre in circolazione, ma senz’altro tra gli esempi di brand più coraggiosi e capaci di sperimentare.

2. Le emoji come rappresentazione visiva del copy

Non meno efficace è l’uso di elementi grafici per animare l’oggetto dell’email. È l’uso più frequente e che ha una stretta connessione con il copy. Più facile partire dagli esempi:

In questi oggetti l’emoji scaturisce da una parola. Si tratta di estensioni grafiche di singole parole-chiave, che condensano il concetto alla base della comunicazione inviata.

3. Le emoji che fanno le veci delle parole

We ❤ u è il caso più noto e diffuso. Rimpiazzare le parole con le emoji è un modo per dare espressività all’oggetto, rendere un termine con il suo equivalente visivo/grafico e risparmiare caratteri, donando all’oggetto un taglio conciso e giuste dimensioni.

Le emoji evocative

Parliamo di tutti quei casi in cui l’emoji non si lega a una parola precisa, ma si riferisce a un contesto implicito. Ottimi esempi ce li forniscono le email di inizio stagione, quando si vuole sottolineare il passaggio al nuovo periodo dell’anno. Ecco l’email che mi ha inviato Trenitalia verso metà marzo:

L’emoji ha senso solo considerando il contesto (la primavera), non essendoci nulla nel copy che rimandi alla bella stagione. Allo stesso modo funzionano i pupazzi di neve, slitte e fiocchi di neve per l’inverno. Fuori invece da una logica stagionale, troviamo emoji come il fulmine ⚡, per indicare opportunità e occasioni da cogliere alla velocità della luce; oppure, rimanendo in tema, il fuoco 🔥, per sottolineare il potenziale di un prodotto, l’efficacia di un tool o l’opportunità di crescita di un corso di formazione.

4 Best practice

Ascolta il targetConsidera sempre a quale genere di pubblico stai inviando le tue email. Talvolta le emoji rischiano di essere fuori luogo. Abbiamo sottolineato il loro grande impatto visivo. Per alcuni destinatari questo impatto potrebbe avere segno contrario, inducendoli a recapitare l’email nel cestino o, peggio, nello spamNon eccedereUsa le emoji con parsimonia, studiando le opportunità giuste per utilizzarle. Il rischio (vedi sopra) è di dare una patina spammy alle email e deprimere i tassi di apertura.Effettua A/B testA proposito di test, c’è uno strumento fondamentale per sperimentare quale emoji e, in generale, quale oggetto funziona meglio per le tue email: l’A/B test consente infatti di mettere a confronto due diverse versioni del messaggio inviate a diversi campioni di destinatari e sapere quale email ottiene il maggior tasso di apertura. Per esplorare questo fondamentale tema di Email Marketing, abbiamo creato un ebook interamente dedicato: una guida tra la teoria e la pratica dell’attività di A/B test.

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Andrea Serventi

Sono nato nel 1986 a Milano, dove mi sono laureato in lettere moderne e ho iniziato a scrivere di tante cose per quotidiani online, magazine e notiziari tivù. Convertito al marketing e al mondo digital, sono content editor di MailUp: leggo, ascolto, raccolgo spunti e scrivo, per raccontare cos'è l'email marketing e come renderlo strategico.

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